Aneddoto

Focus su JKboy – Terre selvagge
Jatenipat Ketpradit, alias JKboy, sconvolge i codici della fotografia documentaristica offrendo paesaggi vibranti con colori saturi e ritratti di tribù con composizioni attente.

Quando “Il Signore degli Anelli” incontra il National Geographic
Jatenipat Ketpradit afferma di ispirarsi al mondo della fantasia, citando la trilogia cinematografica basata sull'iconica serie di romanzi di JRR Tolkien. Sceneggiando in questo modo i suoi scatti, l'artista tailandese si libera dalle regole del reportage tradizionale e ci regala una lettura estetica delle sue esplorazioni in giro per il mondo.

Sembra da altrove
Esplosione di colori, giochi di luce, JKboy rende omaggio al patrimonio culturale delle tribù che incontra, senza cadere nella trappola di un esotismo scandaloso. Le pose sono spesso frontali, gli sguardi fieri, i paesaggi infiniti a fare da sfondo. È lo spettatore che contempla questi uomini e donne dall'altra parte del mondo o sono le modelle stesse che ci osservano attraverso l'obiettivo?

Una missione richiesta dalla tribù
C'è qualcosa di senza tempo in questo soggetto, eppure l'uso di tecniche fotografiche contemporanee crea una sorta di anacronismo nell'essenza stessa di queste immagini. Flash, post produzione: il fotografo non nasconde il desiderio di sublimare la realtà attingendo ai codici estetici del cinema. Tradizione e modernità si confrontano e mettono in luce anche i problemi di queste tribù ancestrali
minacciati dal mondo industriale e dai problemi climatici del nostro tempo.

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